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Daniele Boffelli Photography

BIVACCANDO SOTTO LA SKUTA

Dopo il bivacco sul monte Kanin il nostro viaggio è proseguito nei pressi di Lubiana, precisamente sul monte Skuta.

L’obiettivo è un giro ad anello pernottando in due bivacchi.

Partiamo tardi, alle 14.30 circa,  sotto un cielo completamente chiuso, con rischio temporali in serata. Eravamo davvero in dubbio se partire o meno ma alla fine ha prevalso l’entusiasmo.

Questo principalmente per due motivi:

1. Abbiamo parcheggiato troppo presto per paura che la strada sterrata portasse a un punto morto. Invece la strada sterrata portava a diverse piazzole di parcheggio. Tempo perso inutilmente 1 ora.

2. Zaini contenenti tutta l’attrezzatura fotografica compresa di drone e treppiede, più vestiti, cibo e acqua per due giorni e due notti. Peso circa 15/20 kg.

Dopo l’ora passata sulla strada sterrata inizia il sentiero vero e proprio. 1000 metri di dislivello tutti d’un fiato, senza mai un pianoro. Dopodiché altri 500 metri meno in pendenza ma sempre tosti da fare con tutti quei chili.

Mancava un’ora quando incrociamo due escursionisti. Chiediamo (dato che è mio solito perdermi e Rachele lo sa bene) se siamo sulla giusta strada per il bivacco.

Ci rispondono che siamo fortunati perché loro due erano gli ultimi due occupanti del bivacco e siccome non volevano dormire con tutte le altre persone sono tornati indietro. Ripartiamo così sapendo che non sarà una nottata molto comoda ma a quel punto importava solo arrivare.  Vediamo il pod Grintovcem (il primo bivacco) in lontananza. Un perfetto parallelepipedo nero incastonato nelle rocce. La mia mente è andata subito al monolite di 2001: Odissea nello Spazio.

Vedendolo ci è sembrato vicino, in realtà ci sono voluti altri 30 minuti abbondanti.

L’ultimo tratto è stato davvero il più duro psicologicamente, soprattuto per Rachele che ormai era distrutta. Devo comunque darle onore e gloria per essere arrivata fino alla fine. Non è stata davvero una salita banale e più volte mi sono chiesto se nel caso fossi stato da solo avrei proseguito o meno.

Finalmente dopo 5 ore e mezza, 1571 metri di dislivello e 11.27km percorsi arriviamo.

Come previsto il bivacco era riempito considerando me e Rachele. La coppia all’ultimo piano non sarà stata contenta di vedere arrivare alle 20 di sera altre due persone con cui condividere il letto. Ma in bivacco è così, c’è da metterlo in conto.

Per evitare di dare ulteriormente fastidio sistemiamo il nostro sacco a pelo e scendiamo. Mangiamo i nostri panini e aspettiamo la notte.

Un’ enorme luna piena rossa sale dall’orizzonte e illumina tutte le rocce di rosso. Una scena davvero surreale considerando anche il contesto dato dalla strana forma del bivacco.

Dopo una notte quasi insonne a causa del caldo formatosi all’ultimo piano e la sveglia alle 4.30 dei nostri vicini di letto decidiamo di uscire e dirigerci verso il secondo bivacco. Ci prenderemo la giornata di relax e recupereremo forze e spirito.

Quella che pensavamo essere una passeggiata di pressapoco due ore con pochissimo dislivello si rivela essere, nel tratto centrale, un percorso attrezzato con corde fisse d’acciaio che da sul vuoto. Per Rachele era la prima volta su un percorso del genere e la stanchezza combinata allo zaino ingombrante e pesante non hanno aiutato. Ho cercato di tranquillizzarla come potevo ma in realtà dentro di me avevo una gran paura che potesse succedere qualcosa. Per fortuna tutto è andato bene e dopo tre ore siamo arrivati al secondo bivacco, Pod Skuto. Ci è stato poi spiegato come Skuta, la montagna più alta di quell’area, volesse dire “ricotta” in lingua slovena. Questo per il colore bianco della pietra e la forma della vetta.

Ci accaparriamo subito i posti migliori, quelli singoli e in basso, per non soffrire il caldo, con uno spazio sotto il letto per gli zaini.

Passiamo la giornata rilassandoci al sole, mangiando il cibo che ci è rimasto, qualche persona va e viene per fare delle foto.

Nel tardo pomeriggio arrivano quelli che invece rimarranno a dormire, occupando piano piano tutti i posti. Alle 21 esco per fare delle foto e vedo delle luci scendere dalla montagna verso di noi. Erano dei ragazzi che arrivavano per dormire.

Dato che ormai tutti i posti erano occupati 3 di loro si accampano sul pavimento mentre gli altri passeranno la notte fuori, in realtà senza fare polemiche perché, come ho scritto prima, in un bivacco te lo devi aspettare.
Ovviamente nei casi di un’emergenza medica la priorità va data a chi ha bisogno, il bivacco nasce proprio con questo scopo: offrire un riparo a chi vive la montagna e  che per un imprevisto o un infortunio deve passare la notte in quota.

Siccome non c’è due senza tre ci svegliamo nuovamente all’alba. Due foto, due panini alla marmellata e iniziamo a scendere verso la macchina. Anche in questo caso 1000 metri di dislivello tutti in una botta, forse addirittura più in pendenza dell’ andata. Arriviamo dopo 3 ore e mezza, distrutti ma felicissimi di aver completato quello che avevamo pianificato settimane prima da casa e che ci sembrava così impossibile date le poche informazioni.

Era pure il giorno del mio 27esimo compleanno; non potevo pensare di passarlo meglio se non con chi amo, facendo ciò che amo fare.

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